Globalizzazione obbligata per le professioni

06 aprile 2016

Globalizzazione strada obbligata per le attività professionali. Con opportuni accorgimenti. E' il leitmotiv del convegno "Globalizzazione delle professioni, esperienze a confronto" promosso ieri in Campidoglio da Ila (Istituto lodo arbitrale), Accademia del notariato e Word Professional Languages. A mettere in guardia contro i rischi di una globalizzazione acritica è stato Nico D'Ascola, penalista, membro della commissione Giustizia del Senato, che ha ricordato come "gli studi professionali associati a livello transnazionale non sono sinonimo di maggiore efficienza e non garantiscono quel rapporto fiduciario tra avvocati e cliente essenziale in campo penale". Ok dunque a studi con prestazioni globalizzate, ma "senza una trasformazione in aziende", e fatto salvo il principio della responsabilità personale. Senza dimenticare la necessità previa di portare avanti, almeno a livello europeo, un' "omogeneizzazione dei sistemi normativi nazionali".
E se, come ricorda Pietro Chiofalo, presidente dell'Ila (leader nella formazione nella mediazione civile), "la gestione degli arbitrati è molto più globalizzata di quanto non sia la giustizia ordinaria", passa avanti decisi sul fronte della globalizzazione li sta facendo il notariato. "Abbiamo creato reti informatiche mondiali ed europee - ha detto Lauretta Casadei, presidente di Federnotai - che mettono in comunicazione i notai dei vari paesi, sia per rendere più agevole ogni operazione transfrontaliera, sia per trovare strumenti che permettono la stipula di atti senza spostamenti fisici". Un esempio è il progetto sperimentale, attraverso la piattaforma Eufides, "per consentire a un cittadino europeo di acquistare un immobile in uno stato Ue diverso dal proprio, direttamente nello stato di residenza". A tirare le conclusioni il sottosegretario alla Giustizia Cosimo Ferri che ha sottolineato alcune parole chiave quali "meritocrazia", "controlli" e "formazione", auspicando tra l'altro "incentivi fiscali" per finanziare percorsi di studio e formazione comuni tra Paesi, previ accordi bilaterali.

di Andrea Gagliardi, "Il Sole 24 Ore"

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